Eva Colombo, Il nostro oro, capitolo secondo: Voce d’argento, incantesimo d’oro ( Ispirato dalla canzone di Sandy Denny Late November )
 
Eva Colombo, Il nostro oro, capitolo secondo: Voce d’argento, incantesimo d’oro ( Ispirato dalla canzone di Sandy Denny Late November )
Un tempo i miei sogni erano veri, perché erano ricordi di qualcosa accaduto veramente. Poi ho dimenticato tutto, sono cambiata, sono rimasta sola. Sapevo che sarebbe andata così. E sapevo che quei ricordi si sarebbero trasformati in sogni, che solo in sogno avremmo potuto rivederci. Ed in sogno ti ho rivisto, sorella. Sinceramente, ti avevo dimenticata. Ma lo scirocco che ha trasformato questo inizio di febbraio in una fine di novembre mi ha portato un sogno, il sogno di un’altra fine di novembre. L’altra notte sembrava davvero una notte di novembre umida e tiepida, le nuvole sembravano stringersi alla terra per darle coraggio in vista dell’inverno ed io davvero non ero sicura che quello strano tepore annunciasse l’arrivo della primavera. Del resto è carnevale e forse quest’anno lo scirocco ha riportato l’autunno, e dopo sarà un inverno infinito. E mi sono addormentata ed in sogno ho rivisto
“The wooded ravine to the wandering stream / The serpent he moved, but no one would say / The depths of the waters, the bridge which distraught us”
Camminavamo insieme tra gli alberi che dal fondo di un burrone si protendevano verso il cielo ed io ti dicevo che un giorno avrei camminato da sola e sarei stata tanto triste che non avrei avuto nemmeno la forza di alzare gli occhi al cielo, e ti pregavo di cantare un incantesimo con la tua voce d’argento. Un incantesimo che inducesse i semi di quegli alberi a volare su quella terra in cui avrei camminato da sola, perché quegli alberi mi infondessero la forza di alzare gli occhi al cielo quando avrei toccato il fondo. E ti pregavo di cantare un incantesimo con la tua voce d’argento a quel torrente tortuoso sulle cui rive sostammo, perché quell’acqua mi ridonasse la purezza del nostro sguardo quando da sola avrei percorso una strada fangosa. E sul fondo di quel burrone un serpente si commosse ascoltando le nostre indicibili storie ed io sperai che la tua voce d’argento lo incantasse persuadendolo a trasformarsi in un anello per il mio anulare, un anello che avrei indossato quando sarei rimasta sola perché coloro che non mi avrebbero dimenticata potessero riconoscermi. E lo scintillio della tua voce d’argento illuminò l’abisso su cui ci sporgemmo da quel ponte sconvolgente e con quello scintillio negli occhi riprendemmo il nostro cammino ed io sperai che quando fossi rimasta sola lo scintillio della tua voce d’argento avrebbe nuovamente illuminato per me l’abisso. Mi svegliai e lo scirocco bussava alla mia finestra e la pioggia risuonava come l’eco di qualcosa che non ricordavo ma che sapevo comunque. La luce dell’alba era grigia e devo essermi riaddormentata perché mi sembrava di sentire la tua voce come in sogno. Mi dicevi che eri stata tu a prendere l’oro della luce dell’alba, perché la spola della tua voce d’argento con quell’oro stava tessendo un incantesimo. Mi dicevi che quello stesso giorno, al tramonto, lungo le vie fangose che avrei percorso da sola lo scirocco avrebbe fatto fremere tutti gli alberi di quella stessa forza degli alberi del burrone. Ed ogni goccia di pioggia mi avrebbe ridonato la purezza che il nostro sguardo aveva impresso sull’acqua di quel torrente. E cercando le chiavi di casa avrei ritrovato l’anello d’argento che pensavo di aver perso per sempre nelle profondità della mia borsa e mi sarei accorta che quell’anello era il serpente del burrone che mordendo la propria coda congiungeva il mio passato al mio presente per aprire la porta del mio futuro. Ed in una pozzanghera avrei rivisto lo scintillio della tua voce d’argento e scavalcando quella pozzanghera avrei saputo che ero riemersa dall’abisso e sarei stata certa che presto sarebbe arrivata la primavera.