Eva Colombo, Un racconto che non può essere raccontato, capitolo secondo: Gli occhi di Sirah ed il suo vino
Guardate gli occhi di Sirah. Non è difficile, vi ci imbatterete guardando The Omega Glory, un episodio di Star Trek del 1968. Ma forse sì, in un certo senso è difficile guardare quegli occhi…Allora per prima cosa guardate il suo viso, vi accorgerete che su di lei la luce dei riflettori non scorre complice come è solita fare quando fluisce placidamente sulla superficie dei volti delle belle ragazze che affollano la serie storica di Star Trek. Su Sirah la luce dei riflettori diventa un flutto gelido che schiaffeggia sadicamente l’ossimorico ovale spigoloso del suo volto, fustiga schernente la punta indocile del suo naso, esaspera impietosamente le ostinate imperfezioni della pelle. Poi concentratevi sui suoi occhi: dagli enormi occhi scuri di Sirah fluisce un’altra luce, una luce bruciante che si oppone con fierezza al flutto nemico della raggelante luce dei riflettori. È una luce torrida quella che trabocca dall’antro cupo dei suoi occhi…Sì, gli occhi scuri di Sirah si spalancano come un inaspettato passaggio sotterraneo che chissà dove conduce… Chi è Sirah davvero? Perché la luce fredda dei riflettori le è nemica? The Omega Glory viene girato alla fine di dicembre del 1967, al tempo del solstizio d’inverno: non c’è da meravigliarsi che quei riflettori convoglino tutta la crudezza della luce invernale, non c’è da meravigliarsi che quei riflettori siano nemici di Sirah…Sirah dagli occhi ardenti non può che essere consanguinea di Sirio, la stella ardente che al tempo del solstizio d’estate ritorna ad essere visibile alle prime luci dell’alba annunciando l’inizio del periodo più caldo dell’anno, proprio il periodo opposto e speculare a quello in cui vengono impressi gli occhi di Sirah su di una pellicola cinematografica negli studios californiani. Fuori da quegli stessi studios, i filari di vite Petite Sirah che ricoprono la California attendono che l’ardente Sirio riprenda a scaldare la luce del mattino, attendono che la calda luce dei mattini estivi riempia di succo ardente i grappoli di Petite Sirah… Sotto la luce fredda dei riflettori degli studios Sirah è una regina selvaggia che si aggira con le sue belle gambe nude tra le vestigia non più comprese di un’evolutissima civiltà drammaticamente regredita a causa di una catastrofe indotta dall’uomo. È una selvaggia che ringhia ed ulula ma che sa elargire sentenze bibliche – It is written: good shall always destroy evil ( è la sola battuta che pronuncia ) – con un enigmatico sguardo da Pizia. Attraverso lo strato di trucco scenico traspare una scapigliata ragazza hippie in minigonna ed ombelico scoperto, attraverso l’acqua cupa che allaga gli enormi occhi di questa ragazza traspaiono antichissime divinità pronte a riemergere… Divinità a cui tutti si illudono di non credere più, divinità che sono costrette ad indossare maschere da divertente messinscena per poter camminare di nuovo sulla Terra. Guardate gli occhi di Sirah nell’istante in cui si distaccano dagli occhi di Spock per rivolgersi al communicator… Quelli dell’Enterprise sono stati fatti prigionieri dai selvaggi e condotti in una sorta di sala del trono in cui filtra la liminale luce viola di una notte vibrante di strida di uccelli notturni o di qualche altro oscuro animale. Un grande tappeto a volute floreali è steso ai piedi del trono, due grandi statue antropomorfe con enormi seni sembrano presidiare questo tappeto. Accanto al trono ed al “re” dei selvaggi che vi è installato c’è lei, Sirah, la regina selvaggia. Il Capitano Kirk ed il Capitano Tracey ( un impazzito comandante della flotta astrale che ha cercato di far credere ai selvaggi che Spock è il diavolo ) vengono costretti ad affrontarsi a mani nude sul tappeto, Sirah li osserva con un enigmatico sorriso arcaico, quel sorriso involontario che sembra mosso dalla percezione di una qualche realtà celata ai più, di una qualche realtà che le stesse sorridenti divinità hanno sepolto nei meandri del loro inconscio. I due capitani lottano per raggiungere un coltellaccio posto lungo uno dei bordi esterni del tappeto: il primo che riuscirà ad afferrarlo dovrà con quello uccidere l’altro e così dimostrare che Dio è dalla sua parte. Sirah li osserva: alle sue spalle, il communicator abbandonato su di un tavolo. Basterebbe aprirlo e l’Enterprise porterebbe istantaneamente in salvo Kirk ed i suoi. Anche Spock è in piedi ai bordi di quel tappeto: è ferito e ha le mani legate. Ma i suoi occhi magnetici sono liberi di intercettare quelli di Sirah inducendola ad afferrare il communicator e ad andare verso di lui. Spock e Sirah per qualche attimo sono uno di fronte all’altra, gli occhi negli occhi. Sirah li distoglie per abbassarli al communicator che tiene in mano: questo istantaneamente si apre spalancando una via di fuga…Guardate gli occhi di Sirah: sono gli occhi di chi sta ascoltando l’eco di qualcosa di lontano e vicinissimo, qualcosa che sta riemergendo dall’antro cupo dei suoi occhi cantando un canto agrodolce come dolci e asprigni sono gli acini di uva Petite Sirah. Sono gli occhi di chi sta ascoltando l’eco di un ricordo non più compreso, sono gli occhi di una fumettistica regina selvaggia di un telefilm di fantascienza e di una ragazza in minigonna che non farà mai carriera nel mondo dello spettacolo…Eppure dall’ antro cupo di quegli occhi ora sta emergendo qualcosa di meraviglioso e terribile, qualcosa che collega l’umano al divino…un lembo del filo di Arianna. Sì, non c’è dubbio: le intricate volute floreali del tappeto su cui stanno lottando i due capitani sono i meandri di un labirinto che come quello del Palazzo di Cnosso, a Creta, è una prigione ed un cammino verso la luce della salvezza. Una salvezza che solo Arianna, l’antichissima divinità cretese nota come la “Signora del labirinto”, può aiutarti a raggiungere. Arianna, la moglie del dio del vino Dioniso, Arianna che porge agli uomini la salvezza sotto forma di filo per ricordare loro che senza l’aiuto degli dei non possono nulla…Seguendo il suo stesso filo l’antichissima dea Arianna emerge dagli occhi di Sirah affacciandosi su di un mondo che ha trasformato gli antichi dei in divertenti maschere. Ma alle dee piace giocare ed il costume da selvaggia sexy le dona…Gli occhi ipnotici di quell’attore travestito da satiro hanno attratto Arianna in superficie, non importa che lui se ne sia reso conto oppure no. Ma sì, giochiamo, pensa la dea. Sarà Sirah: del resto il nome di un’uva da vino calza a pennello alla dea del vino. Quello travestito da satiro calamita con i suoi occhi magnetici gli occhi ardenti di Sirah attraendola a sé: la dea sta al gioco. Bevi pure la luce ardente dei miei occhi, bevi pure il mio vino: la sua fonte è inesauribile. Ascolta l’eco che sicuramente risuona ancora nelle orecchie appuntite della tua maschera da satiro: è l’eco di un canto dolce e malinconico, un mélos epilénion. Sì, sicuramente ora le tue orecchie umane possono sentire l’eco che le tue orecchie da satiro hanno custodito per tanto tempo. È l’eco di un agrodolce mélos epilénion, uno di quei “canti della spremitura” che i satiri erano soliti intonare per la loro dea mentre pigiavano l’uva. E Sirah è il nome di un’uva, e la dea del vino ora vede con gli occhi di questa ragazza che l’incarna sotto i riflettori nemici e non lo sa…ma forse lo intuisce perché per un istante un tremolio percorre la commessura delle sue labbra, quel tremolio involontario che precede una spontanea invocazione al cielo perché ti aiuti a sopportare un peso. Non aver paura, le sussurra la dea. Puoi ben tollerare il mio peso: non è diverso dal tuo, sono una ragazza anch’io. Il mio nome, Arianna, significa la “oltremodo pura”; “oltremodo pura” è anche Persefone, la signora del mondo sotterraneo. Io sono Arianna e sono Persefone …Persefone che era a tutti nota come la Core, la ragazza, quindi io sono anche una ragazza. E quell’attore travestito da satiro è anche un cantante…Un cantante che ora sta guardando i miei occhi ed ascoltando il canto che fluisce da me come il mosto dall’uva spremuta dai satiri. Sono la dea del vino “oltremodo pura” e sono una ragazza che ha il nome di un’uva da vino. Maiden Wine [ “vino puro” o “il vino della ragazza” ] è il titolo della canzone che lui scriverà, è il titolo che darà a quel che ricorderà del canto che ora sta suggendo da me mescolato alla luce ardente dei miei occhi.
Take care young ladies and value your wine / Be watchful of young men in their velvet prime / Deeply they’ll swallow from your finest kegs / Then swiftly be gone, leaving bitter dregs…bitter dregs
Il vostro vino, ragazze, è prezioso. È prezioso come la pioggia che disseta la terra ed il lampo che illumina la notte, come il soffio del vento che incendia le stelle e l’alito del mare che lenisce la sabbia…Ma siccome è ovunque e comunque troppi uomini si illudono che non valga niente, lo inghiottono e lo vomitano certi della più totale impunità. Non sanno, non vogliono sapere che quando sprecano il vostro vino è come se gettassero il proprio stesso sangue in una fogna: le loro anime saranno condannate a morire di sete. Con la feccia amara che questi uomini vi lasciano tingete le vostre labbra perché siano atrocemente desiderabili quando con un sorriso irridente passerete accanto alle loro anime assetate.
Your time hold precious, for youth is your gold / Your beauty, like silver, will tarnish when old / memories and dreams shall comfort you not / when the flow of your sweetness is gone and forgot…gone and forgot
Il vostro tempo, ragazze, è prezioso: la giovinezza è oro e la bellezza è argento. Di questo oro e di questo argento fatevi anelli per le vostre dita: non regalate questi anelli, non vendeteli. Che ornino soltanto le vostre dita e che tutti vedano quanto luccicano, e che tutti sappiano quanto sono preziosi. Nessuno potrà rubarveli se forgiate questi anelli in modo che soltanto voi possiate indossarli, in modo che nessun’altra mano possa sfoggiarli. L’anello d’oro della vostra giovinezza diventerà così un uroboro avvinghiato al vostro dito, un uroboro che non saprà più fare a meno del calore del vostro sangue e che in eterno si morderà la coda pur di tenersi stretto a voi, continuando per sempre a luccicare e ad ornare la vostra mano. L’anello d’argento della vostra bellezza sarà come la luna che scema fino a scomparire ma non scompare mai davvero: anche se gli occhi degli uomini non sono in grado di vederla la luna è lì comunque, pronta a rinascere in una nuova veste. Il flusso della vostra dolcezza non si esaurirà mai: lasciate pure che gli uomini si illudano che svanisca quando loro se ne dimenticano. Nella mia isola, Creta, c’è una grotta: è la mia grotta, da sempre. Ogni anno al tempo del solstizio d’estate, durante la notte che precede la prima alba in cui Sirio ritorna ad essere visibile, da questa grotta si sprigiona una luce ardente ed una dolcissima ed inebriante bevanda al miele trabocca. Poi trabocca il vino. Ogni anno, in questa grotta, io presiedo al miracolo: non m’importa che gli uomini lo abbiano dimenticato. Finché ci saranno donne al mondo questo miracolo si compirà ed io ne sarò la garante, finché ci saranno donne al mondo la luce ardente di Sirio farà traboccare dalla grotta miele e vino…anche se gli uomini non se ne ricordano più, anche se gli uomini inducono le donne a credere che la clava del tempo lineare abbia schiacciato il serpente dell’eternità posto a guardia di questa grotta. No, ragazze, non è andata così: finché Sirio continuerà a sorgere all’alba al tempo del solstizio d’estate e finché ci saranno donne che in quell’alba apriranno gli occhi, il miele ed il vino traboccheranno dalla mia grotta per inondare il mondo…
With smiling words and tender touch / Man offers little and asks for so much / He loves in the breathless excitement of night / Then leaves with your treasure in cold morning light…in cold morning light
Uomo, illuditi pure di illudermi con le tue sorridenti parole ed il tuo tenero tocco. Illuditi pure di ingannarmi offrendo poco e chiedendo così tanto. Durante la notte risucchia pure il mio respiro, all’alba il mio soffio avrà impregnato la tua mente. Durante la notte premimi pure come l’uva, all’alba il mio vino avrà impregnato la tua anima. Nella fredda luce del mattino sgattaiola pure via come un ladro: quando ti illuderai di aver raggiunto un luogo sicuro dove poter tranquillamente goderti la refurtiva ti accorgerai con amaro stupore che la fredda luce del mattino avrà prosciugato il grappolo d’uva che mi hai rubato…e tu non potrai più levarti la sete. E sappi che quando l’ardente Sirio riprenderà a scaldare la luce del mattino gli occhi ardenti di Sirah si apriranno di nuovo, il suo miele ed il suo vino traboccheranno di nuovo.
 
 
Eva Colombo, A tale that can’t be told, second chapter: Sirah’s eyes and her wine
Look at Sirah’s eyes. It isn’t difficult, you would run across them watching The Omega Glory, a 1968 Star Trek episode. But maybe in a sense it is difficult to look at those eyes…So look at her face first, you will notice that on her face the reflectors light doesn’t flow with complicity as it is used to do when it flows meekly on the faces of the pretty girls that crowd the Star Trek original series. No: on Sirah the reflectors light is a chilly stream which slaps the oxymoron of her oval but angular face, lashes the unruly tip of her nose, exasperates the obstinate imperfections of her skin. Focus your attention on her eyes then: from Sirah’s huge dark eyes another kind of light flows, a burning light which daringly sets itself against the chilly reflectors light. It is a torrid light which one that overflows from the dark cavern of her eyes…Yes, Sirah’s dark eyes open like an unexpected subterranean passage – way which who knows where it leads…Who is Sirah really? Why the reflectors cold light is hostile to her? The Omega Glory has been shut at the end of December 1967, during the period of the winter solstice: no wonder that those reflectors convey all the crudeness of the winter light, no wonder that those reflectors were hostile to Sirah… Sirah of the burning eyes is clearly a relative of Sirius, the burning star that during the period of the summer solstice becomes visible again at dawn and announces the beginning of the hottest period of the year, the very period diametrically opposed to that one during which Sirah’s eyes have been exposed on a film at the Californian studios. Out of those very studios, the rows of grapevines Petite Sirah that cover California are waiting for the burning Sirius for starting again to warm up the morning light, they are waiting for the warm light of summer morning to fill with burning juice the bunches of Petite Sirah grapes… Under the cold reflectors light Sirah is a savage queen who hangs on her beautiful naked legs about the no more understood remains of an highly advanced civilization dramatically regressed because of an human - induced catastrophe. She is a savage girl who snarls and howls but she is able to lavish biblical precepts – It is written: good shall always destroy evil ( It is her only cue in the whole Star Trek episode ) – with an enigmatical Pythia’s look. Through the layer of the stage make – up a ruffled girl shines, an hippie girl of the miniskirt and naked navel but through the dark water which floods the huge eyes of this ruffled girl ancestral goddesses shine ready to emerge again…Goddesses to whom humanity deceives itself of believing in them no more, goddesses that are forced to wear stage fancy – dresses to be able to walk again on Earth. Look at Sirah’s eyes when they leave Spock’s eyes to look down at the communicator that she holds in her hand…Those of the Enterprise are been captured by the savages and they have been taken in a sort of throne – hall flooded with the purple light of a night vibrating with the shrieks of nocturnal birds or of some other obscure animal. A large carpet with floral volutes lays at the foot of the throne, two anthropomorphous statues with huge breasts seem to garrison this carpet. There she stays, beside the throne and the “king” of the savages installed in it: Sirah, the savage queen. Captain Kirk and Captain Tracey ( a gone mad starfleet commander who has tried to convince the savages that Spock is a devil ) are forced to a bare - hands fight on that carpet, Sirah looks at them with an enigmatical archaic smile, that smile which arches the lips of the archaic Greek statues…that involuntary smile which seems to be caused by the perception of some hidden reality, of some reality that the smiling deities themselves have buried into the meanders of their unconscious. Kirk and Tracey are fighting to reach a cutlass placed on the edge of the carpet: the first who will be succeed in seizing that cutlass must kill the other with that very cutlass proving in this way that God is on his side. Standing on the edge of the carpet, Sirah looks at them: behind her, the communicator abandoned on a table. It should be sufficient to open it and the Enterprise would save Kirk and his men. Spock too is standing on the edge of that carpet: he is wounded and his hands are tied but his magnetic eyes are free to intercept Sirah’s eyes inducing her to seize the communicator and to go toward him. For few moments Sirah and Spock face each other, one’s eyes plunged into other’s eyes. Sirah first turns away her eyes to look down to the communicator that she holds in her hand: the communicator suddenly open opening an escape route…Look at Sirah’s eyes: those are the eyes of someone who is listening to the echo of something very far and very near, something which is emerging again form the dark cavern of her eyes singing a bitter – sweet song, bitter – sweet as a Petite Sirah grape. Those are the eyes of someone who is listening to the echo of no more understood memories, those are the eyes of a science – fictional savage queen and of a ruffled girl in miniskirt who will never be successful in show – business…but all the same from the dark cavern of those eyes something terrible and marvelous is emerging again, something which is connecting mankind with gods: Ariadne’s thread. Yes, no doubt: the floral volutes of this carpet are the meanders of a labyrinth which like that one in the Palace of Knossos, in Crete, is at the same time a prison and a path toward the light of salvation. A salvation that you can reach only with the help of Ariadne, the ancient Cretan goddess known as “The Mistress of Labyrinth”. Ariadne, the wife of wine’s god Dionysus, Ariadne who hands mankind the salvation as a thread to remind human beings that without the help of gods they will succeed in nothing…Following her very thread the ancient Cretan goddess emerges again from Sirah’s eyes, emerges again on the surface of a world which has turned the ancient gods into funny mask – characters. But goddesses like to play and the sexy – savage girl costume suits her…The hypnotic eyes of that actor disguised as a satyr have attracted Ariadne on the surface, it doesn’t matter if he were aware of this or not. Well, Ariadne thinks, let’s play. She will be Sirah: the name of a kind of wine – grapes fits the wine – goddess perfectly. That one disguised as a satyr magnetizes with his magnetic eyes the burning Sirah’s eyes attracting her toward him: the goddess responds in a like manner. Drink thoroughly the burning light of my eyes, drink thoroughly my wine: its source is inexhaustible. Listen to the echo which surely still resounds into the pointed ears of your satyric mask: it is the echo of a bitter – sweet song, a mélos epilénion. Yes, surely your human ears can now listen to the echo that your satyric ears have cherished for such a long time. It is the echo of a bitter – sweet mélos – epilénion, one of those “squeezing – songs” that the satyrs used to sing in their goddess’s honor during the pressing of grapes. And Sirah is the name of a kind of wine – grapes, and the wine – goddess now is looking with the eyes of this ruffled girl who is incarnating the goddess under the hostile reflectors and she is unaware of doing such an amazing thing…but maybe she is perceiving something: for a moment a tremble runs through her lips. It is that involuntary tremble which precedes a spontaneous call for Heaven’s help when you see that the weight you have to bear is actually unbearable. Don’t be afraid, the goddess whispers in her ear. You can easily tolerate my weight: it isn’t different from yours, I’m a girl too. My name, Ariadne, means “the extremely pure one”: “the extremely pure one” is also Persephone, the mistress of the Underworld. I’m Ariadne and I’m Persephone…Persephone is known to anyone as the Kore, the Maiden, therefore I’m a maiden too. And that actor disguised as a satyr is a singer too…A singer that now is looking at my eyes and listening to the song which is flowing from me as the must flows from the grapes pressed by satyrs. I am the “extremely pure” wine – goddess and I am a maiden named after a kind of wine – grapes. Maiden Wine is the title of the song that he will write, it is the title that he will give to what he will remember of the song he is now drinking mingled with the burning light of my eyes.
“Take care young ladies and value your wine / Be watchful of young men in their velvet prime / Deeply they’ll swallow from your finest kegs / Then swiftly be gone, leaving bitter dregs…bitter dregs”
Your wine, young ladies, is precious. It is precious as the rain which slakes Earth’s thirst and the lightning which lightens the night, as the breath of the wind which sets the stars on fire and the kiss of the sea which soothes the sand…But since this wine is everywhere and everyway, too many men deceive themselves that this wine were worthless, they swallow it and vomit it convinced of going unpunished. They don’t know, they don’t want to know that when they waste your wine is as if they throw their own blood into the sewer. With the bitter dregs that these men leave you dye your lips so that your lips were excruciatingly desirable when with a mocking smile you will pass beside their thirsty souls.
“Your time hold precious, for youth is your gold / Your beauty, like silver, will tarnish when old / memories and dreams shall comfort you not / when the flow of your sweetness is gone and forgot…gone and forgot”
Your time, young ladies, is precious: youth is your gold and beauty is your silver. With this gold and this silver make rings for your fingers: don’t give these rings as presents, don’t sell them. May these rings adorn only your hands and may everyone sees how they glitter, how precious they are. Nobody will be able to steal these rings if you will model them in a manner that prevents anyone to wear them, that allows only you to wear them. The gold ring of your youth will become so an ouroboros which will grasp your finger forever, an ouroboros which will not be able to live any longer without the warmth of your warm - blood and which will bite its tail forever only in order to keep itself tightly close to you, keeping on forever to adorn your hand. The silver ring of your beauty will become so as the moon which wanes till the complete vanishing…but actually the moon never vanishes: even if the eyes of men are unable to see her she is there anyway, ready to be born again wearing a new dress. The flow of your sweetness will never get exhausted: let the men deceive themselves by believing that this flow will vanish when they will forget it. I am native to an island called Crete: there a cavern is my cavern since the beginning of everything. Every year, during the period of the summer solstice, during the night which precedes the morning rise of Sirius, a burning light breaks forth from this cavern and a sweet honey – beverage overflows. Then wine overflows. Every year, in this cavern, I patronize the miracle: it doesn’t matter that men have forgot it. Until there will be women on the Earth this miracle will be accomplished and I will be its guarantor, until there will be women in this world the burning light of Sirius will make honey and wine overflow from the cavern…even if men have forgot it, even if men induce women to believe that the bludgeon of the linear time has smashed the snake of eternity placed on guard of this cavern. No, girls, it isn’t gone in this way: until Sirius will keep on rising at dawn during the time of summer solstice and until there will be women that in this very dawn will open their eyes, honey and wine will overflow from my cavern to flood the world…
“With smiling words and tender touch / Man offers little and asks for so much / He loves in the breathless excitement of night / Then leaves with your treasure in cold morning light…in cold morning light”
Man, keep on believing as you like of deceiving me with your smiling words and your tender touch. Keep on believing as you like of cheating me by offering little and asking for so much. During the night suck my breath as you like, at dawn your mind will be imbued with my breath. During the night press me as you like, at dawn your soul will be imbued with my wine. In cold morning light steal away as a thief: when you will think of having reached a safe place where safely enjoying the booty you will find out with bitter amazement that the bunch of grapes you have stolen from me has been dried up by cold morning light…and you will be unable to quench your thirst. And bear in mind that when the burning Sirius will start again to warm up the morning light the burning eyes of Sirah will open again, her honey and her wine will overflow again.