Eva Colombo, Il trittico del pavone, capitolo primo: Il gioiello sfuggente (
Ispirato dal quadro di Anthony Frederick Sandys Vivien, 1863 )
Il sole di dicembre mi scivola dalle mani come un gioiello a lungo cercato che
riesco ad afferrare per un solo istante ed è già perso, perso di nuovo. Cammino
lungo le ombre sperando di raggiungerlo ma le ombre proiettate dal sole di
dicembre sono troppo lunghe e svaniscono troppo presto. Il sole è tramontato,
precipitato dietro l’orizzonte ed io mi ritrovo imprigionata nel cerchio di luce
di un lampione. Il vento del nord sul mio volto è come il gelido soffio di una
serpe invidiosa che insinua che la mia bellezza non sopravvivrà all’inverno.
Chino la testa e vedo una foglia dorata accarezzare la mia ombra, vedo l’acqua
limacciosa del fossato scintillare: un airone ha spiccato il volo. Io so dove
sta andando. Va da colei che ha gli occhi del colore dei cirri al crepuscolo, va
a portarle la mia preghiera. Lei lo ascolterà in silenzio, poi si affaccerà
sull’abisso dietro l’orizzonte e canterà un incantesimo. Ed i raggi del sole,
grondanti dell’acqua verdeazzurra del mare in cui il sole riposa, diventeranno
piume di pavone per la sua corona. E la luce rossa del tramonto di dicembre
diventerà perle di corniola per la sua collana. Stanotte la vedrò in sogno,
vedrò la luce del sole scintillare nei suoi gioielli. E saprò che lei custodisce
nelle sue mani la mia bellezza come un fiore di daphne, quel fiore che sboccia
sul finire dell’inverno quando il gelo della disperazione si congiunge al calore
della speranza. |