Eva Colombo, La benedizione del legno rosso, capitolo secondo: Albero Rosso,
silhouette in fuga ( L’arbre rouge, une silhouette en fuite, olio su tela di
Odilon Redon, 1905 – 1910 circa )
Il legno rosso è fuoco che puoi toccare senza scottarti purché tu non ne abbia
paura. Il suo calore ti matura riportando la tua sostanza alla sua essenza… Apri
le mani, stendile, affidati…non puoi permetterti di averne paura se vuoi
giovarti della sua azione. In tanti vi passano accanto con ostentata
indifferenza, come bambini che fingono che lo straordinario sia ordinario
illudendosi così di sembrare più grandi. Hanno paura del legno rosso e non sanno
il perché: sanno di averlo saputo in sogno, forse…ma da svegli non lo sanno. E
sono sicuri di poter vivere tranquillamente senza saperlo. Alcuni pur temendolo
ne sono attratti ma non appena stendono la mano la paura che hanno vissuto in
sogno li riafferra e li porta lontano…dove il calore del legno rosso non può
raggiungerli, dove il suo fuoco non può rianimarli. Io mi tengo stretta
all’albero rosso e da qui vedo…ora vedo qualcuno che fugge, una sagoma color del
fuoco, è quella di una donna. Strano, proprio una donna fugge terrorizzata
dall’albero rosso…eppure perfino il colore della sua sagoma tradisce la sua
parentela con il legno rosso. Ma evidentemente lei non lo sa, non lo sa più, le
hanno insegnato a non saperlo…Non posso parlarle, non posso aiutarla. Posso solo
guardarla come si guarda un sogno che sai che è un sogno. Vorrei dirle: fermati,
aspetta. Vieni qui, non voglio sapere come gli altri ti chiamano, non mi
interessa…È vero, l’albero rosso sembra il getto infuocato che esce dalle fauci
del drago ed io sembro l’ombra di quel fuoco. Ma se tu ti fermassi e stendessi
le mani verso di noi ti accorgeresti che siamo un fuoco ed un’ombra che non ti
inghiottono e non ti consumano. Appoggia all’albero i palmi delle mani, qui,
accanto alla mia ombra: il legno rosso ti sostiene senza importi di assumere la
sua posizione, la mia ombra ti protegge senza nasconderti. Non temere, non ti
stiamo aiutando, non pretenderemo di essere ricompensati in qualche modo. Stiamo
soltanto vivendo noi stessi, siamo soltanto ciò che siamo: tu, insieme a noi,
diventerai soltanto ciò che sei…e sarà tutto. Ma non vuoi, hai paura…preferisci
fuggire nuda e terrorizzata, preferisci correre incontro a coloro che ti
rivestiranno dei loro abiti e che ti imporranno i loro nomi. Io resto qui,
stretta all’albero rosso, e vedo. Vedo come in un sogno passarmi accanto molte
persone…forse non sono io che sto sognando, sono loro. Sognano me. Sognano di
passarmi accanto e di guardarmi per un istante mentre passano. Mi guardano come
si guarda una statuina dentro una teca di vetro appannato: una statuina
scintillante di smalti policromi che il vetro appannato sbiadisce, una statuina
verso cui sarebbe bello stendere la mano ma il vetro appannato lo impedisce. È
il mio respiro che appanna il vetro, ma in effetti non c’è alcun vetro: sono i
loro occhi ad essere appannati, come gli occhi di chi sta per svenire dalla
paura. Io respiro, scintillo e vivo e la mia vita offusca i loro occhi, e la mia
vita li spaventa… Specchi, miriadi di superfici che riflettano all’infinito
l’ombra dei loro sogni: questo è tutto quello che i loro occhi hanno il coraggio
di vedere. Ma io non rifletto le loro ombre: i miei occhi, per un istante,
incrociano i loro…l’ombra si squarcia per un istante e per un istante vediamo,
ci vediamo l’un l’altro, veramente…come se entrambi fossimo svegli. Ma i loro
occhi tollerano soltanto l’ombra dei loro sogni…li distolgono rapidamente,
passano oltre. Li seguo con lo sguardo mentre rituffano i loro occhi nell’ombra
rassicurante dei loro amori, mentre si allontanano rapidamente dall’albero rosso
e dal suo fuoco che avrebbe potuto trasformarli in ciò che sono veramente…Ma no,
penseranno, un albero così non può esistere, un fuoco così non è che un sogno.
Ed io, per loro, sarò stata soltanto l’ombra di quel fuoco.
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Eva Colombo, The blessing of the red wood, second chapter: Red Tree, escaping
silhouette ( L’arbre rouge, une silhouette en fuite, oil on canvas by Odilon
Redon, 1905 – 1910 )
The red wood is fire that you can touch without scalding yourself on condition
that you aren’t scared by it. Its warmth matures you bringing your substance
back to you…Open your hands and stretch out them, entrust yourself…you can’t be
afraid of it if you want to take advantage of its action. A lot of people pass
by it making a display of indifference as children do when they pretend that the
extraordinary were ordinary deceiving themselves of seeming much older. They are
scared by the red wood and they don’t know why: they know of having known it in
dreamland, maybe…but when they are awake they don’t know it. And they are sure
that they can keep on living without knowing it. Some are attracted by the red
wood but as soon as they stretch out their hand toward it the fear that they
have experienced in dreamland seizes them again and bring them far away, where
the fire of the red wood can’t reanimate them. I stay close to the red tree and
from this position I see…now I’m looking at someone who is escaping, a red- fire
silhouette, a woman silhouette. It seems strange to me that a woman could be
scared by the red wood…even the colour of her silhouette reveals her
relationship with the red wood. But evidently she is unaware of this, they have
trained her to forget this relationship…I can’t talk to her, I can’t help her. I
can only look at her as if she were a dream. I wish to say to her: stop, wait a
moment. Come here, I don’t want to know how the others call you, I don’t
care…It’s true, I am aware that the red tree seems the fire – jet of a dragon
and I seem that fire’s shadow. But if you would stop here, but if you would
stretch out your hands toward us you would realize that the red tree is a fire
which doesn’t consume you and I am a shadow who doesn’t swallow you. Lean your
palms on the tree, here, beside my shadow: the red wood supports you but it
doesn’t oblige you to assume its position, my shadow protects you but she
doesn’t hide you. Don’t be afraid, we are not helping you, we will not expect to
be rewarded somehow. We are only living ourselves, we are only what we are. With
us, you will only become what you are…and it will be all. But you don’t want to
become what you are, you are afraid…You prefer to escape naked and terrified,
you prefer to run toward them…They will dress you again with their clothes, they
will impose on you their names. I stay here, close to the red tree, and I see. I
see as If I were dreaming a lot of people pass by me…maybe I’m not dreaming,
they are dreaming. They are dreaming me. They are dreaming of passing by me and
of looking at me for a moment while they pass. They look at me as If I were a
statuette under a misted glass bell: a statuette sparkling with polychrome
enamels faded by the misted glass, a statuette that they wish to touch if the
misted glass wouldn’t forbid it. My breath mists the glass but there is no glass
actually: their eyes are misted as if they were eyes of someone who is going to
faint because of the scare. I’m breathing, I’m sparkling, I’m living and my life
mists their eyes, and my life scares them…Mirrors, a myriad of surfaces that
reflect endlessly the shadow of their dreams: this is what their eyes dare to
see. But I don’t reflect their shadows: my eyes, for a moment, meet their
eyes…for a moment the shadow is torn and for a moment we see, we see each other,
really…as If we were both awake. But their eyes bear only the shadow of their
dream…rapidly they turn their eyes away, rapidly they pass over me. I follow
them with my eyes while they plunge again their eyes into the reassuring shadow
of their loves, while they are rapidly going away from the red tree and from its
fire that would have been able to transform them in what they really are…No -
they think – such a tree cannot exist, such a fire can be a dream only. And to
them I have been that fire’s shadow only.
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