Eva Colombo, I fiori ed il mare, Capitolo secondo: Iris ( ispirato dal quadro di Evelyn De Morgan The Dryad )
 
Nessuno si ricorda di te, nessuno ti riconosce. Nemmeno il cielo, nemmeno la terra. Sei rimasta chiusa in casa così tanto tempo che per la terra sei diventata un’estranea, la sfiori con i tuoi piedi e lei non s’accorge di te e ad ogni passo speri che dal cielo giunga per te un paio d’ali come ricompensa del tuo dolore, un paio d’ali con cui fuggire dall’ indifferenza della terra. Ma anche per il cielo sei diventata un’estranea, è troppo alto e troppo lontano: non si accorge di te. Il sole al tramonto proietta tante ombre, ma nessuna è l’ombra di chi hai amato. Cammini verso il mare ed incroci tante persone, ma nessuna ti parla. Solo il mare ti parla con la sua voce che è la voce di un dolore che non passa, del tuo dolore. Ti siedi sulla battigia e l’acqua salsa sulle tue dita ha il sapore delle tue lacrime e le onde che ti lambiscono sono come un ricordo che ritorna in sogno, ritorna sempre. E desideri diventare anche tu un’onda del mare perché solo il mare può trasformare le tue lacrime in perle, perché solo il mare può trasformare il tuo dolore in spuma d’onda che brilla al sole come oro. Una folata di vento che viene dal mare smuove le foglie di un ulivo alle tue spalle e ti accorgi che quelle foglie hanno il suono delle pagine di un libro dimenticato aperto in riva al mare in un tempo lontano, un tempo in cui la tua vita era un flutto caldo ed impetuoso che travolgeva le parole. Non ricordi che libro fosse, non ricordi cosa fosse scritto su quelle pagine. Adesso che sei sola, adesso che solo il mare ti parla vorresti tanto ricordare le parole di quel libro. Il mare lambisce le tue mani come un ricordo che ritorna in sogno ma la sua voce non articola parole e tu vorresti ascoltare parole, parole umane che parlano di quel tempo lontano… vorresti addormentarti cullata da quelle parole e sognare di essere avvolta dall’ombra calda di chi hai amato. Ma il mare non articola parole e le foglie dell’ulivo continuano a stormire con il suono delle pagine di quel libro che hai dimenticato. Le parole sono alate, volano via e ritornano. Adesso che il sole è tramontato e la brezza del mare si fa fredda, adesso che sei sola e nessun essere umano ti parla… forse adesso le parole di quel libro sono tornate e si sono posate sui rami di quell’ulivo. Ti alzi, vai verso l’ulivo e ti accorgi che il suo tronco ha l’impronta del tuo corpo. E ti accorgi che degli iris purpurei lì accanto hanno il colore della luce del crepuscolo che non vuol morire. Ti lasci avvolgere dall’ulivo, adesso che è sera e sei sola. Gli iris ti ricordano che l’arcobaleno congiunge il cielo alla terra quando la tempesta è passata e che la memoria è figlia del cielo e della terra. Chiudi gli occhi ed ascolti la voce del mare e le foglie dell’ulivo. In sogno la memoria ti donerà le parole che placheranno la tempesta del tuo dolore, le parole che scriverai in un libro che sarà come un albero sempreverde dove potrà nidificare il ricordo di chi hai amato.