Eva Colombo, Un giorno in esilio, capitolo secondo, L’ippocastano del
mattino ( Ispirato dal disegno di Armand Point Hélène Linder 1893 )
Hai paura dell’alba, lo so. Perché spesso all’alba i tuoi occhi insonni bruciano
in modo insopportabile. E so anche che hai orrore del mattino perché al mattino
il calpestio dissennato degli uomini ti inaridisce, le parole insensate degli
uomini ti dissecano. La paura dell’alba e l’orrore del mattino lambiscono la tua
notte come una colata lavica e le tue lacrime sono come perle smarrite in un
deserto di cenere. Ora è notte e non dormi, ascoltami. Tu sai chi sono e conosci
il mio nome, soltanto tu lo conosci: un nome strano che ha il suono delle ali di
uno scarabeo. Pronuncia il mio nome quando l’alba si approssima e le mie dita
sfioreranno i tuoi occhi brucianti e porteranno in salvo le tue preziose
lacrime. Pronuncia il mio nome quando il sole che sorge ferisce le tue palpebre
serrate come le valve di una conchiglia che protegge il proprio tesoro e mi
vedrai… Mi vedrai accanto all’ ippocastano che tu sei solita visitare al
tramonto, su quell’argine dove un’ansa del fiume si protende verso il sole
morente quasi a non volerlo lasciare andare. Al mattino io custodisco l’ombra
delle foglie d’aprile sul fiume, impedisco a chiunque di leggere quel che
l’ombra dell’ippocastano scrive sull’acqua perché so che quelle parole sono
destinate a te, a te soltanto. Con i miei occhi azzurri come il cielo d’aprile
guardo altrove e gli intrusi seguono il mio sguardo sperando di vedere
quell’altrove più azzurro e volgono le spalle alle parole dell’ombra. Pronuncia
il mio nome quando il mattino d’aprile ti tormenta con la sua bellezza che tu
non puoi cogliere e ti chiedi perché ti è stato concesso di vivere un’altra
primavera… allora vedrai che i miei capelli sono spartiti in due trecce
congiunte sul mio petto da uno scarabeo egiziano verdeazzurro e saprai che i
nodi intessuti dal destino nel tuo passato diventeranno il tuo più prezioso
monile se tradurrai in parole umane quel che il sole del mattino scrive
sull’acqua del fiume con l’ombra delle foglie dell’ippocastano. Quando il sole
al tramonto illuminerà l’ombra dell’ippocastano mi raggiungerai su quest’argine
e pronuncerai il mio nome: quel nome che solo tu conosci, un nome che ha il
suono delle ali di uno scarabeo. Allora io svanirò e tu sola accanto
all’ippocastano leggerai le parole dell’ombra che durante il giorno io ho
custodito per te. E le capirai, e le tradurrai in sensate parole umane, e le
scriverai per chi ha bisogno di leggerle. Sei venuta al mondo per questo, come
il sole del mattino, ancora ed ancora. |