Eva Colombo, Il nostro oro, capitolo sesto: La perla equinoziale ( Ispirato
dal quadro di Edward Burne – Jones Girl and Goldfish, 1861 )
La notte dell’equinozio d’autunno è come una conchiglia dalle valve
perfettamente combacianti che protegge la sua perla da chi non vuol vedere, da
chi non vuol sapere. Ma tu vuoi vedere e sapere: allora ascoltami. Al crepuscolo
dell’equinozio d’autunno tu t’incamminerai per una strada che io ti indicherò.
Presto raggiungerai una meridiana ed uno stagno con dei pesci rossi, volgerai le
spalle alla meridiana e ti siederai presso lo stagno. La notte avvolgerà senza
ferirsi lo stilo della meridiana ancora caldo del sole di settembre, i pesci
rossi che guizzano nell’acqua cupa dello stagno saranno il bagliore del tramonto
che la notte ha voluto prendere con sé. Ad un tratto la notte equinoziale
serrerà le sue valve perfettamente combacianti e tu precipiterai nel buio. Con i
tuoi occhi neri come la notte fisserai il buio finché non vedrai brillare una
perla, finché non ti accorgerai che quella perla brilla anche nel nero dei tuoi
occhi. Allora li chiuderai per poter portare quella perla con te alla luce del
giorno. Sul far del giorno riaprirai gli occhi e ti volgerai verso la meridiana
e saprai che lo stilo del tempo inciderà il tuo volto ma non potrà mai intaccare
il tuo sguardo che custodisce la perla. |